la progressione rialzista dei mercati azionari sta facendo da polo di attrazione per coloro che sono rimasti, in parte o totalmente, fuori dal mercato e che ora non possono permettersi di “perdere il treno” del rendimento.
La progressione rialzista del mercato, in un 2019 già molto positivo, è proseguita anche nel mese di dicembre concludendo un anno che verrà ricordato sugli annali dei mercati finanziari certamente come uno dei più premianti, sia riferendoci al mondo azionario che spostando le osservazioni alle obbligazioni ed in generale alle materie prime. Se il 2018 può essere ricordato come un periodo di scarsi rendimenti, il 2019 si è rivelato essere esattamente l’opposto: gli indici azionari globali sono saliti ulteriormente e con forza: +28% il saldo annuale degli Usa, trainati dalla tecnologia, ed affiancati dai mercati dell’area Euro (+25%) tra i quali si segnala solo la sottoperformance spagnola (+11%). Contenuti i progressi per il Giappone (+15%) e soprattutto per l’Inghilterra sotto l’effetto Brexit (+12%). Molto variegati i risultati sugli Emergenti dove Russia e Brasile con Turchia e Taiwan sono tra i migliori, ben oltre il +20%, mentre gli altri indici principali difficilmente raggiungono performance a due cifre. A livello settoriale si è registrato un generale allineamento dei risultati, solo i già citati Technology spiccano in positivo (+46%) rispetto agli altri e soprattutto rispetto al comparto Energy (solo +7% nel 2019.) Certamente è stato ancora l’anno dei temi Growth rispetto ai Value, con una sovraperformance costante che dura ormai da oltre 10 anni.
È stato un ottimo anno anche per le obbligazioni, forse straordinario pensando a come i rendimenti siano ancora calati. Gli investitori “prudenti” registrano infatti risultati medi attorno al 6% mentre chi ha puntato su High Yield ed Emergenti va ben oltre il 10%. Chiudono il quadro positivo le materie prime con petrolio in crescita del 24% e l’oro che ritrova un appeal rialzista marcato (+18%). Molto contenute le oscillazioni valutarie dove si registra un parziale e generalizzato indebolimento dell’Euro.
Una volta effettuati i doverosi brindisi, visti i risultati, gli investitori dovranno tuttavia tornare a concentrarsi sull’apertura del nuovo anno e del nuovo decennio con la difficile sfida di trovare rendimenti adeguati in un contesto in cui l’economia mondiale convive con un generale rallentamento della crescita. Sebbene, sullo sfondo, vi sia il sostegno di politiche monetarie permissive ma potenzialmente sempre meno efficaci, il rischio di indebolimento arriva da una diffusa incertezza politica su cui pende inoltre l’esito della guerra commerciale la cui prosecuzione farà sì che l’atteggiamento protezionistico diventi la nuova norma ed i mercati saranno chiamati a gestire le conseguenze di una futura deglobalizzazione. Detto ciò, i timori recessivi, alimentati mesi fa anche da una curva dei rendimenti invertita, sono quasi del tutto rientrati, la politica monetaria, nuovamente allentata, ha aiutato la capacità di ripresa dell’economia sostenendo il credito ed un ulteriore supporto dovrebbe arrivare da interventi di natura fiscale e infrastrutturale in grado di stimolare la spesa e gli investimenti e di rafforzare la fiducia delle imprese e dei consumatori. Lecito dunque attendersi un 2020 migliore sotto il profilo economico ma certamente più impegnativo per i mercati finanziari.
Il comparto azionario ha già in parte scontato le buone notizie sulla diminuzione dei timori recessivi americani e su un prossimo e possibile accordo commerciale ma gli ultimi sviluppi di carattere politico, insieme ad un miglioramento dei dati ed all’assenza di alternative di rendimento interessanti, depongono a favore di uno scenario ancora positivo con margini di crescita promettenti anche se difficilmente competitivi con quelli straordinari visti nel 2019.
La progressione rialzista dei mercati azionari, da molti sottovalutata, sta infatti facendo da polo di attrazione per tutti coloro che sono rimasti, in parte o totalmente, fuori dal mercato e che ora si trovano con l’ansia di non potersi permettere di nuovo di “perdere il treno” del rendimento, ma anche con il dubbio che il ciclo sia già arrivato a destinazione. In mercati finanziari sempre più guidati da flussi di investimento tattico di carattere passivo e da stringenti benchmark aumentano le possibilità che il rally azionario possa proseguire anche nei mesi a venire mentre, in una visione più strategica, gli investitori che ricercano rendimento non vedono alternative se non quella di dover incrementare necessariamente il rischio del portafoglio. Malgrado dunque quotazioni su potenziali massimi, i ritorni attesi di natura azionaria manterranno una significativa attrattività rispetto a quelli offerti dalle altre asset class.
Nell’ambito degli asset rischiosi le aspettative sono a favore di una maggiore dinamicità con un percorso di performance che non sarà così lineare come quanto registrato nell’anno appena concluso. Con la crescita delle valutazioni cresce anche la sensibilità degli indici ad eventuali “shock negativi” seppur temporanei con attese dunque di aumento anche in termini di volatilità e drawdown. Probabile in tal senso, nel corso dei prossimi trimestri assistere ad una netta rotazione delle tematiche. In una condizione di ripresa della domanda, seppur modesta, vengono favoriti i mercati e le tematiche più sensibili alla crescita come zona Euro, Giappone, mercati emergenti e tra questi la Cina mentre, in ottica relativa, le azioni americane sembrano già aver ampiamente beneficiato di un periodo di significativa sovraperformance. Per l’inizio del 2020 confermiamo dunque il ruolo guida degli investimenti azionari ma con una propensione al rischio, di carattere tattico, più contenuta rispetto a quanto fatto lo scorso trimestre. Rimangono caute le attese sugli obbligazionari con la ricerca di ritorno associata a classi di rischio maggiori, mentre si segnalano indicazioni positive per gli sviluppi di quotazione dell’Oro.
Commento Gennaio 2020
Gen 1NUOVO DECENNIO, NUOVE SFIDE
La progressione rialzista del mercato, in un 2019 già molto positivo, è proseguita anche nel mese di dicembre concludendo un anno che verrà ricordato sugli annali dei mercati finanziari certamente come uno dei più premianti, sia riferendoci al mondo azionario che spostando le osservazioni alle obbligazioni ed in generale alle materie prime. Se il 2018 può essere ricordato come un periodo di scarsi rendimenti, il 2019 si è rivelato essere esattamente l’opposto: gli indici azionari globali sono saliti ulteriormente e con forza: +28% il saldo annuale degli Usa, trainati dalla tecnologia, ed affiancati dai mercati dell’area Euro (+25%) tra i quali si segnala solo la sottoperformance spagnola (+11%). Contenuti i progressi per il Giappone (+15%) e soprattutto per l’Inghilterra sotto l’effetto Brexit (+12%). Molto variegati i risultati sugli Emergenti dove Russia e Brasile con Turchia e Taiwan sono tra i migliori, ben oltre il +20%, mentre gli altri indici principali difficilmente raggiungono performance a due cifre. A livello settoriale si è registrato un generale allineamento dei risultati, solo i già citati Technology spiccano in positivo (+46%) rispetto agli altri e soprattutto rispetto al comparto Energy (solo +7% nel 2019.) Certamente è stato ancora l’anno dei temi Growth rispetto ai Value, con una sovraperformance costante che dura ormai da oltre 10 anni.
È stato un ottimo anno anche per le obbligazioni, forse straordinario pensando a come i rendimenti siano ancora calati. Gli investitori “prudenti” registrano infatti risultati medi attorno al 6% mentre chi ha puntato su High Yield ed Emergenti va ben oltre il 10%. Chiudono il quadro positivo le materie prime con petrolio in crescita del 24% e l’oro che ritrova un appeal rialzista marcato (+18%). Molto contenute le oscillazioni valutarie dove si registra un parziale e generalizzato indebolimento dell’Euro.
Una volta effettuati i doverosi brindisi, visti i risultati, gli investitori dovranno tuttavia tornare a concentrarsi sull’apertura del nuovo anno e del nuovo decennio con la difficile sfida di trovare rendimenti adeguati in un contesto in cui l’economia mondiale convive con un generale rallentamento della crescita. Sebbene, sullo sfondo, vi sia il sostegno di politiche monetarie permissive ma potenzialmente sempre meno efficaci, il rischio di indebolimento arriva da una diffusa incertezza politica su cui pende inoltre l’esito della guerra commerciale la cui prosecuzione farà sì che l’atteggiamento protezionistico diventi la nuova norma ed i mercati saranno chiamati a gestire le conseguenze di una futura deglobalizzazione. Detto ciò, i timori recessivi, alimentati mesi fa anche da una curva dei rendimenti invertita, sono quasi del tutto rientrati, la politica monetaria, nuovamente allentata, ha aiutato la capacità di ripresa dell’economia sostenendo il credito ed un ulteriore supporto dovrebbe arrivare da interventi di natura fiscale e infrastrutturale in grado di stimolare la spesa e gli investimenti e di rafforzare la fiducia delle imprese e dei consumatori. Lecito dunque attendersi un 2020 migliore sotto il profilo economico ma certamente più impegnativo per i mercati finanziari.
Il comparto azionario ha già in parte scontato le buone notizie sulla diminuzione dei timori recessivi americani e su un prossimo e possibile accordo commerciale ma gli ultimi sviluppi di carattere politico, insieme ad un miglioramento dei dati ed all’assenza di alternative di rendimento interessanti, depongono a favore di uno scenario ancora positivo con margini di crescita promettenti anche se difficilmente competitivi con quelli straordinari visti nel 2019.
La progressione rialzista dei mercati azionari, da molti sottovalutata, sta infatti facendo da polo di attrazione per tutti coloro che sono rimasti, in parte o totalmente, fuori dal mercato e che ora si trovano con l’ansia di non potersi permettere di nuovo di “perdere il treno” del rendimento, ma anche con il dubbio che il ciclo sia già arrivato a destinazione. In mercati finanziari sempre più guidati da flussi di investimento tattico di carattere passivo e da stringenti benchmark aumentano le possibilità che il rally azionario possa proseguire anche nei mesi a venire mentre, in una visione più strategica, gli investitori che ricercano rendimento non vedono alternative se non quella di dover incrementare necessariamente il rischio del portafoglio. Malgrado dunque quotazioni su potenziali massimi, i ritorni attesi di natura azionaria manterranno una significativa attrattività rispetto a quelli offerti dalle altre asset class.
Nell’ambito degli asset rischiosi le aspettative sono a favore di una maggiore dinamicità con un percorso di performance che non sarà così lineare come quanto registrato nell’anno appena concluso. Con la crescita delle valutazioni cresce anche la sensibilità degli indici ad eventuali “shock negativi” seppur temporanei con attese dunque di aumento anche in termini di volatilità e drawdown. Probabile in tal senso, nel corso dei prossimi trimestri assistere ad una netta rotazione delle tematiche. In una condizione di ripresa della domanda, seppur modesta, vengono favoriti i mercati e le tematiche più sensibili alla crescita come zona Euro, Giappone, mercati emergenti e tra questi la Cina mentre, in ottica relativa, le azioni americane sembrano già aver ampiamente beneficiato di un periodo di significativa sovraperformance. Per l’inizio del 2020 confermiamo dunque il ruolo guida degli investimenti azionari ma con una propensione al rischio, di carattere tattico, più contenuta rispetto a quanto fatto lo scorso trimestre. Rimangono caute le attese sugli obbligazionari con la ricerca di ritorno associata a classi di rischio maggiori, mentre si segnalano indicazioni positive per gli sviluppi di quotazione dell’Oro.