Guardando il contesto di più breve termine sottolineiamo come il mercato sia diventato meno diretto nelle sue preferenze dettate da azionario forte e titoli di stato in difficoltà.
Il mercato rimane ancorato alle stesse dinamiche che si stanno riproponendo di mese in mese senza portare particolari novità nella lettura delle aspettative quantomeno partendo dalle evidenze ad oggi disponibili. I dati europei confermano un chiaro miglioramento ed indicano che la ripresa, nell’Eurozona in particolare, si sta allargando e la crescita potrebbe anche sorprendere al rialzo nel breve termine grazie alla ripartenza della domanda a lungo repressa ed all’eccesso di risparmio disponibile proprio alla riapertura dell’economia. Al contrario, la crescita statunitense sembra invece ora aver raggiunto il suo apice. Il ciclo economico degli Stati Uniti è cresciuto in modo molto rapido e nel prossimo periodo ci si troverà, dopo l’iniziale fase di ripresa, a metà del ciclo atteso. Non necessariamente ciò implica scenari prospettici negativi per le attività rischiose ma facilita un approccio più equilibrato passando presumibilmente da un concetto di pura esposizione alla ripresa verso uno scenario di crescita controllata e stabile. Dunque lo stadio di avanzamento dell’economia fra le due aree si candida a rimanere divergente ancora a lungo e così sarà anche verso il Giappone ed i mercati emergenti ancora in lotta con la crisi sanitaria ed alle prese anche con il problema “Asia”. La Cina continentale ed anche HongKong stanno sottoperformando molto, l’ampio sell-off degli attivi rischiosi registrato alimenta le preoccupazioni per la salute finanziaria dell’area e riflette un sentiment preoccupato da parte degli investitori internazionali in grado di portare ad ulteriore volatilità e disinvestimenti.
A livello globale comunque il processo di normalizzazione post-pandemia ha preso ormai piede ed è diventato più tangibile. La ripresa iniziale a forma di V con l’aiuto del sostegno della politica monetaria accomodante è stata confermata dalla forte crescita degli utili e dal lancio delle vaccinazioni in Occidente ma sta incontrando qualche criticità proprio negli ultimi mesi. Come già, infatti, avvenuto a maggio ed a giugno anche le scorse settimane hanno registrato qualche incertezza in più nella dinamica dei mercati. Le flessioni, tutte prontamente recuperate, sono state lette ancora una volta dagli operatori come opportunità di posizionamento soprattutto dopo che la Fed, ancora una volta, si è mossa per placare le preoccupazioni degli investitori ribadendo un impegno incondizionato per una strategia accomodante fin quando realmente le condizioni economiche e del mercato del lavoro non saranno ripristinate completamente.
Ciò sicuramente ha confortato ed aiutato i mercati a riprendere quota con le azioni che si sono riportate verso i massimi di periodo. Il mercato statunitense è risultato il più resiliente con flessioni ridotte e performance finale oltre il +2%, mentre l’Area Euro ha sofferto decisamente di più nel corso del mese chiudendo comunque in territorio positivo (+0.62%) ma presentando molta selettività nei diversi paesi distribuiti tra il -1.65% della Spagna ed il +3.40% dell’indice olandese. Molta la negatività invece sul Giappone (-2.19%) che accompagna le difficoltà sul lato mercati emergenti (-7.04%) trascinati al ribasso dal crollo di HongKong (-9.94%) e Cina (-7.9%). Ancora marcata la selettività anche a livello settoriale dove fanno bene Tech ed Healthcare mentre gli Energy (-6.35%) subiscono le incertezze iniziali del Petrolio (-10% il drawdown) senza ritrovare flussi finali di riacquisto che invece hanno riportato la materia prima a ridosso della parità (+0.35%).
Decisamente più stabile il contesto di mese sul lato bond. I governativi ritrovano l’interesse degli investitori, vista anche l’incertezza sulle azioni, e consegnano in generale rialzi superiori al +1%, confermati sul lato Corporate mentre High Yield ed emergenti non si allontano molto dalla parità.
I mercati continuano a ricevere una spinta dai dati macroeconomici solidi, sebbene i colli di bottiglia dell’offerta, ancora pressanti, aumentino lo spettro di un’inflazione fuori controllo. Le aspettative del mercato, a livello ciclico, continueranno probabilmente ad oscillare tra due minacce contrastanti: il rischio latente di ritorno alla stagnazione secolare contrapposto allo scoppio di un’inflazione persistente ed il surriscaldamento dell’economia con le autorità centrali ago della bilancia nella definizione dei nuovi equilibri macroeconomici. L’incertezza causata dalla pandemia e il conseguente cambiamento di paradigma ha reso estremamente difficile valutare dove si sta dirigendo l’economia e la gestione delle aspettative diviene ancora più incerta in un contesto in cui domanda e offerta viaggiano a velocità diverse e spesso imprevedibili generando molto “rumore” nei dati di stima economica. A ciò si aggiunge la coda della pandemia con la variante Delta del virus che si sta diffondendo rapidamente aumentando il rischio soprattutto nelle regioni in cui il lancio della vaccinazione è in ritardo.
Con le economie in fase di riapertura avanzata, il dibattito passerà dalle misure di emergenza alla visione a lungo termine, oggi solo approssimabile come immagine proprio per l’incertezza dei dati che stanno emergendo alimentati da misure di sostegno a dir poco eccezionali. Il nuovo equilibrio verso cui l’economia sta convergendo non è dunque precisamente definibile nella sua forma di sviluppo ma l’indirizzo dei policy makers è chiaramente verso un allontanamento dalla stagnazione secolare pre-Covid a favore di una maggiore crescita della produttività accompagnata necessariamente da una più alta inflazione e da tassi di rendimento di conseguenza livellati al rialzo rispetto all’abitudine storica.
Guardando il contesto di più breve termine, sottolineiamo come il mercato sia diventato meno diretto nelle sue preferenze dettate da azionario forte e titoli di stato in difficoltà. L’aumento dei rendimenti obbligazionari pare giunto ad una pausa ed anche i segnali di forte rotazione qualitativa a favore dei titoli value, dai growth, si è riequilibrato così come, nel suo complesso, il ritmo dei progressi delle azioni risulta decisamente più moderato. Se dunque in logica strategica l’Equity resta l’asset class più attraente, nella fase estiva consigliamo un atteggiamento più prudente, sia in termini di esposizione complessiva che a livello di selettività. Confermiamo la predilezione per i settori in crescita strategica, come tecnologia e servizi di comunicazione, pur evidenziando come sulle materie prime, e sui comparti collegati, nonostante la volatilità resti elevata, i colli di bottiglia dell’offerta, ancora ben presenti, agiscano da acceleratore sulla tendenza di fondo.
Sul reddito fisso prosegue la ricerca di rendimento necessariamente attraverso temi a spread e con rischio significativo, tuttavia anche le tematiche governative si stanno stabilizzando. Il recente calo dei rendimenti introduce maggior stabilità per i mesi a venire in attesa che i dati sul contesto macroeconomico portino la Fed più vicina ad interventi di tapering.
Commento Agosto 2021
Ago 10PROSEGUIAMO MA….A RITMO PIÙ MODERATO
Il mercato rimane ancorato alle stesse dinamiche che si stanno riproponendo di mese in mese senza portare particolari novità nella lettura delle aspettative quantomeno partendo dalle evidenze ad oggi disponibili. I dati europei confermano un chiaro miglioramento ed indicano che la ripresa, nell’Eurozona in particolare, si sta allargando e la crescita potrebbe anche sorprendere al rialzo nel breve termine grazie alla ripartenza della domanda a lungo repressa ed all’eccesso di risparmio disponibile proprio alla riapertura dell’economia. Al contrario, la crescita statunitense sembra invece ora aver raggiunto il suo apice. Il ciclo economico degli Stati Uniti è cresciuto in modo molto rapido e nel prossimo periodo ci si troverà, dopo l’iniziale fase di ripresa, a metà del ciclo atteso. Non necessariamente ciò implica scenari prospettici negativi per le attività rischiose ma facilita un approccio più equilibrato passando presumibilmente da un concetto di pura esposizione alla ripresa verso uno scenario di crescita controllata e stabile. Dunque lo stadio di avanzamento dell’economia fra le due aree si candida a rimanere divergente ancora a lungo e così sarà anche verso il Giappone ed i mercati emergenti ancora in lotta con la crisi sanitaria ed alle prese anche con il problema “Asia”. La Cina continentale ed anche HongKong stanno sottoperformando molto, l’ampio sell-off degli attivi rischiosi registrato alimenta le preoccupazioni per la salute finanziaria dell’area e riflette un sentiment preoccupato da parte degli investitori internazionali in grado di portare ad ulteriore volatilità e disinvestimenti.
A livello globale comunque il processo di normalizzazione post-pandemia ha preso ormai piede ed è diventato più tangibile. La ripresa iniziale a forma di V con l’aiuto del sostegno della politica monetaria accomodante è stata confermata dalla forte crescita degli utili e dal lancio delle vaccinazioni in Occidente ma sta incontrando qualche criticità proprio negli ultimi mesi. Come già, infatti, avvenuto a maggio ed a giugno anche le scorse settimane hanno registrato qualche incertezza in più nella dinamica dei mercati. Le flessioni, tutte prontamente recuperate, sono state lette ancora una volta dagli operatori come opportunità di posizionamento soprattutto dopo che la Fed, ancora una volta, si è mossa per placare le preoccupazioni degli investitori ribadendo un impegno incondizionato per una strategia accomodante fin quando realmente le condizioni economiche e del mercato del lavoro non saranno ripristinate completamente.
Ciò sicuramente ha confortato ed aiutato i mercati a riprendere quota con le azioni che si sono riportate verso i massimi di periodo. Il mercato statunitense è risultato il più resiliente con flessioni ridotte e performance finale oltre il +2%, mentre l’Area Euro ha sofferto decisamente di più nel corso del mese chiudendo comunque in territorio positivo (+0.62%) ma presentando molta selettività nei diversi paesi distribuiti tra il -1.65% della Spagna ed il +3.40% dell’indice olandese. Molta la negatività invece sul Giappone (-2.19%) che accompagna le difficoltà sul lato mercati emergenti (-7.04%) trascinati al ribasso dal crollo di HongKong (-9.94%) e Cina (-7.9%). Ancora marcata la selettività anche a livello settoriale dove fanno bene Tech ed Healthcare mentre gli Energy (-6.35%) subiscono le incertezze iniziali del Petrolio (-10% il drawdown) senza ritrovare flussi finali di riacquisto che invece hanno riportato la materia prima a ridosso della parità (+0.35%).
Decisamente più stabile il contesto di mese sul lato bond. I governativi ritrovano l’interesse degli investitori, vista anche l’incertezza sulle azioni, e consegnano in generale rialzi superiori al +1%, confermati sul lato Corporate mentre High Yield ed emergenti non si allontano molto dalla parità.
I mercati continuano a ricevere una spinta dai dati macroeconomici solidi, sebbene i colli di bottiglia dell’offerta, ancora pressanti, aumentino lo spettro di un’inflazione fuori controllo. Le aspettative del mercato, a livello ciclico, continueranno probabilmente ad oscillare tra due minacce contrastanti: il rischio latente di ritorno alla stagnazione secolare contrapposto allo scoppio di un’inflazione persistente ed il surriscaldamento dell’economia con le autorità centrali ago della bilancia nella definizione dei nuovi equilibri macroeconomici. L’incertezza causata dalla pandemia e il conseguente cambiamento di paradigma ha reso estremamente difficile valutare dove si sta dirigendo l’economia e la gestione delle aspettative diviene ancora più incerta in un contesto in cui domanda e offerta viaggiano a velocità diverse e spesso imprevedibili generando molto “rumore” nei dati di stima economica. A ciò si aggiunge la coda della pandemia con la variante Delta del virus che si sta diffondendo rapidamente aumentando il rischio soprattutto nelle regioni in cui il lancio della vaccinazione è in ritardo.
Con le economie in fase di riapertura avanzata, il dibattito passerà dalle misure di emergenza alla visione a lungo termine, oggi solo approssimabile come immagine proprio per l’incertezza dei dati che stanno emergendo alimentati da misure di sostegno a dir poco eccezionali. Il nuovo equilibrio verso cui l’economia sta convergendo non è dunque precisamente definibile nella sua forma di sviluppo ma l’indirizzo dei policy makers è chiaramente verso un allontanamento dalla stagnazione secolare pre-Covid a favore di una maggiore crescita della produttività accompagnata necessariamente da una più alta inflazione e da tassi di rendimento di conseguenza livellati al rialzo rispetto all’abitudine storica.
Guardando il contesto di più breve termine, sottolineiamo come il mercato sia diventato meno diretto nelle sue preferenze dettate da azionario forte e titoli di stato in difficoltà. L’aumento dei rendimenti obbligazionari pare giunto ad una pausa ed anche i segnali di forte rotazione qualitativa a favore dei titoli value, dai growth, si è riequilibrato così come, nel suo complesso, il ritmo dei progressi delle azioni risulta decisamente più moderato. Se dunque in logica strategica l’Equity resta l’asset class più attraente, nella fase estiva consigliamo un atteggiamento più prudente, sia in termini di esposizione complessiva che a livello di selettività. Confermiamo la predilezione per i settori in crescita strategica, come tecnologia e servizi di comunicazione, pur evidenziando come sulle materie prime, e sui comparti collegati, nonostante la volatilità resti elevata, i colli di bottiglia dell’offerta, ancora ben presenti, agiscano da acceleratore sulla tendenza di fondo.
Sul reddito fisso prosegue la ricerca di rendimento necessariamente attraverso temi a spread e con rischio significativo, tuttavia anche le tematiche governative si stanno stabilizzando. Il recente calo dei rendimenti introduce maggior stabilità per i mesi a venire in attesa che i dati sul contesto macroeconomico portino la Fed più vicina ad interventi di tapering.