I mercati finanziari hanno probabilmente già in buona parte scontato lo scenario molto negativo e per questo ripetiamo come gli investimenti in questo contesto debbano essere pensati in termini di scenario ed i conseguenti possibili risultati misurati in un arco temporale più ampio del normale.
Il mese di marzo di quest’anno verrà ricordato nella storia dei mercati finanziari come uno dei più tragici. Come noto lo scenario economico-finanziario valido fino a qualche mese fa è bruscamente variato nelle ultime settimane in conseguenza agli eventi esogeni e drammatici legati alla diffusione del virus COVID-19. L’iniziale stima delle conseguenze ha lasciato spazio agli effettivi dati reali e l’aggravarsi della situazione ha portato a scenari molto più negativi di quelle che erano le ipotesi. A livello globale si sono innalzate le soglie di allerta degli investitori e le reazioni emotive hanno portato alla completa degenerazione delle quotazioni su una larga fetta degli asset mondiali.
La naturale presa di beneficio sugli azionari, strumento prediletto per fare liquidità, è degenerata velocemente in profondi ribassi fino all’effetto panico e si è unita al crollo del prezzo del petrolio e ad una più ampia riduzione della liquidità sui mercati obbligazionari, sia governativi che del credito, creando una condizione negativa difficile da gestire in contemporanea per i mercati ma anche per l’economia.
Sui principali listini azionari si sono registrate performance fuori dall’ordinario. L’indice americano S&P500, ad esempio, in uno solo giorno ha registrato una discesa pari al -12%, la terza peggior performance quotidiana dal 1900 simile alla discesa della crisi del 2008 e battuta solo dai crolli del 1987 e 1929. La stessa situazione e le stesse evidenze si possono estendere alle performance delle principali borse mondiali come ad esempio Giappone, Germania e Borsa Euro.
Altre evidenze della straordinarietà di questo periodo si riassumono nei picchi massimi di discesa raggiunti da inizio anno o dal massimo storico. Elementi che rendono questa crisi paragonabile come risultati momentanei alle 7 peggiori crisi vissute nella moderna storia dei mercati finanziari (1962, 1970, 1974, 1987, 2002, 2008 e 2009). Se questo dato appare poco consolatore nell’immediato, tuttavia ci permette di misurare come le situazioni simili precedenti si siano risolte e, in tal senso, possiamo anticipare che tutte queste osservazioni conducono a dati oggettivamente favorevoli ad un andamento futuro più costruttivo e positivo sebbene impegnativo in termini di dinamica.
All’attenzione infatti non deve sfuggire come, oltre a giornate straordinariamente negative, i mercati abbiano contrapposto anche alcune delle sedute più positive che la storia abbia mai registrato. Segno questo di una partecipazione ed un confronto di forza fra domanda ed offerta fuori dalla normalità. Il saldo del mese resta in territorio ampiamente negativo, sebbene lontano dai minimi toccati. L’azionario Usa lascia sul campo il -12% arrivando a segnare -20% nel trimestre, mentre va peggio l’area Euro, ad oggi colpita severamente dal Virus (-16% Eurostoxx50 e -25% base trimestre). Allineati alla negatività i mercati asiatici con il Topix che contiene le discese attorno al -7%. Molto bene la Svizzera che limita il saldo di mese a circa -5%. Sul fronte merceologico tengono i temi legati a Salute-Benessere (-3.9%) oltre ai consumi non ciclici (-5.2%) mentre Finanziari (-22%) e Industriali (-18%) sono i comparti più colpiti insieme agli Energy (-29%) su cui pesa la debacle delle quotazioni del petrolio (-57% nel mese e -67% nel trimestre).
Se il calo estremo e pressoché generalizzato dei mercati azionari si confronta con alcuni dei più grandi cali di mercato della storia anche le tensioni sui mercati obbligazionari sono cresciute in modo anomalo con l’allargamento degli spread dei crediti ancora più acuto rispetto al culmine dell’ultima grande crisi finanziaria. Subiscono dunque molto i temi Corporate (-6.8%) con punte di ribasso sugli High Yield (-11%), mentre sui governativi il vero porto sicuro sono stati gli Usa (+8% nel trimestre) e l’Inghilterra (+6%). Fatica l’area Euro a mantenersi attorno alla parità con pressioni negative sull’Italia, epicentro della crisi sanitaria. Molto male gli Emergenti (oltre -10%). Pur senza brillare ha resistito l’Oro (+3.9% nel trimestre), non immune comunque ad oscillazioni significative mentre sul lato valutario le oscillazioni non sono andate oltre gli abituali canoni con un leggero indebolimento dell’Euro.
In un mondo abituato ad avere più certezze che dubbi, l’improvvisa perdita di controllo sulle aspettative ha causato disorientamento tra il pubblico e, spesso, anche tra i professionisti.
Le attese di intervento delle Banche centrali come paracadute per i mercati
e per l’economia ci sono state ma si sono concretizzate con modalità, tempi e forme decisamente diverse fra i vari paesi generando disorientamento sulla stima dei reali impatti futuri. L’andamento dei tassi riassume puntualmente l’interventismo e gli effetti ottenuti delle diverse autorità monetarie: Il tasso Usa 10Y è sceso di oltre 100bps, quello Euro di soli 30bps. Sia la Fed che la Bce hanno ancora margini di manovra e questo dovrebbe tranquillizzare anche se, dai primi dati, pare che ai mercati servano e facciano meglio le misure di stimolo fiscale per sostenere le quotazioni o addirittura invertire la brusca caduta.
Lo scenario economico ha avuto ed avrà una forte contrazione delle attività, con colpi pesanti, ma probabilmente temporanei, sul sentiment degli investitori. Le economie e i mercati moderni affrontano qualcosa di nuovo e ciò rende impegnativo determinare con puntualità l’impatto sui fondamentali economici e societari. I mercati finanziari hanno probabilmente già in buona parte scontato lo scenario molto negativo e per questo ripetiamo come gli investimenti in questo contesto debbano essere pensati in termini di scenario ed i conseguenti possibili risultati misurati in un arco temporale più ampio del normale. Il quadro di breve, influenzato significativamente dall’elevata emotività del momento e dovendo rispettare le potenziali risposte di politiche monetarie, liquidità, politiche fiscali anche di carattere aggressivo, dovrà affrontare una elevata volatilità nel breve termine e potrà assistere a bruschi cambiamenti nell’andamento dei mercati, sia in negativo che positivo rendendo molto difficile il market timing ed essenziale una gestione lungimirante del rischio.
Ci attendono settimane ancora impegnative ma di potenziale riequilibrio in grado di permettere poi una valutazione più puntuale e meno erratica delle conseguenze sul ciclo economico e sul livello di fiducia degli investitori.
Commento Aprile 2020
Apr 3ECCEZIONALE NEGATIVITA’, E ORA?
Il mese di marzo di quest’anno verrà ricordato nella storia dei mercati finanziari come uno dei più tragici. Come noto lo scenario economico-finanziario valido fino a qualche mese fa è bruscamente variato nelle ultime settimane in conseguenza agli eventi esogeni e drammatici legati alla diffusione del virus COVID-19. L’iniziale stima delle conseguenze ha lasciato spazio agli effettivi dati reali e l’aggravarsi della situazione ha portato a scenari molto più negativi di quelle che erano le ipotesi. A livello globale si sono innalzate le soglie di allerta degli investitori e le reazioni emotive hanno portato alla completa degenerazione delle quotazioni su una larga fetta degli asset mondiali.
La naturale presa di beneficio sugli azionari, strumento prediletto per fare liquidità, è degenerata velocemente in profondi ribassi fino all’effetto panico e si è unita al crollo del prezzo del petrolio e ad una più ampia riduzione della liquidità sui mercati obbligazionari, sia governativi che del credito, creando una condizione negativa difficile da gestire in contemporanea per i mercati ma anche per l’economia.
Sui principali listini azionari si sono registrate performance fuori dall’ordinario. L’indice americano S&P500, ad esempio, in uno solo giorno ha registrato una discesa pari al -12%, la terza peggior performance quotidiana dal 1900 simile alla discesa della crisi del 2008 e battuta solo dai crolli del 1987 e 1929. La stessa situazione e le stesse evidenze si possono estendere alle performance delle principali borse mondiali come ad esempio Giappone, Germania e Borsa Euro.
Altre evidenze della straordinarietà di questo periodo si riassumono nei picchi massimi di discesa raggiunti da inizio anno o dal massimo storico. Elementi che rendono questa crisi paragonabile come risultati momentanei alle 7 peggiori crisi vissute nella moderna storia dei mercati finanziari (1962, 1970, 1974, 1987, 2002, 2008 e 2009). Se questo dato appare poco consolatore nell’immediato, tuttavia ci permette di misurare come le situazioni simili precedenti si siano risolte e, in tal senso, possiamo anticipare che tutte queste osservazioni conducono a dati oggettivamente favorevoli ad un andamento futuro più costruttivo e positivo sebbene impegnativo in termini di dinamica.
All’attenzione infatti non deve sfuggire come, oltre a giornate straordinariamente negative, i mercati abbiano contrapposto anche alcune delle sedute più positive che la storia abbia mai registrato. Segno questo di una partecipazione ed un confronto di forza fra domanda ed offerta fuori dalla normalità. Il saldo del mese resta in territorio ampiamente negativo, sebbene lontano dai minimi toccati. L’azionario Usa lascia sul campo il -12% arrivando a segnare -20% nel trimestre, mentre va peggio l’area Euro, ad oggi colpita severamente dal Virus (-16% Eurostoxx50 e -25% base trimestre). Allineati alla negatività i mercati asiatici con il Topix che contiene le discese attorno al -7%. Molto bene la Svizzera che limita il saldo di mese a circa -5%. Sul fronte merceologico tengono i temi legati a Salute-Benessere (-3.9%) oltre ai consumi non ciclici (-5.2%) mentre Finanziari (-22%) e Industriali (-18%) sono i comparti più colpiti insieme agli Energy (-29%) su cui pesa la debacle delle quotazioni del petrolio (-57% nel mese e -67% nel trimestre).
Se il calo estremo e pressoché generalizzato dei mercati azionari si confronta con alcuni dei più grandi cali di mercato della storia anche le tensioni sui mercati obbligazionari sono cresciute in modo anomalo con l’allargamento degli spread dei crediti ancora più acuto rispetto al culmine dell’ultima grande crisi finanziaria. Subiscono dunque molto i temi Corporate (-6.8%) con punte di ribasso sugli High Yield (-11%), mentre sui governativi il vero porto sicuro sono stati gli Usa (+8% nel trimestre) e l’Inghilterra (+6%). Fatica l’area Euro a mantenersi attorno alla parità con pressioni negative sull’Italia, epicentro della crisi sanitaria. Molto male gli Emergenti (oltre -10%). Pur senza brillare ha resistito l’Oro (+3.9% nel trimestre), non immune comunque ad oscillazioni significative mentre sul lato valutario le oscillazioni non sono andate oltre gli abituali canoni con un leggero indebolimento dell’Euro.
In un mondo abituato ad avere più certezze che dubbi, l’improvvisa perdita di controllo sulle aspettative ha causato disorientamento tra il pubblico e, spesso, anche tra i professionisti.
Le attese di intervento delle Banche centrali come paracadute per i mercati
e per l’economia ci sono state ma si sono concretizzate con modalità, tempi e forme decisamente diverse fra i vari paesi generando disorientamento sulla stima dei reali impatti futuri. L’andamento dei tassi riassume puntualmente l’interventismo e gli effetti ottenuti delle diverse autorità monetarie: Il tasso Usa 10Y è sceso di oltre 100bps, quello Euro di soli 30bps. Sia la Fed che la Bce hanno ancora margini di manovra e questo dovrebbe tranquillizzare anche se, dai primi dati, pare che ai mercati servano e facciano meglio le misure di stimolo fiscale per sostenere le quotazioni o addirittura invertire la brusca caduta.
Lo scenario economico ha avuto ed avrà una forte contrazione delle attività, con colpi pesanti, ma probabilmente temporanei, sul sentiment degli investitori. Le economie e i mercati moderni affrontano qualcosa di nuovo e ciò rende impegnativo determinare con puntualità l’impatto sui fondamentali economici e societari. I mercati finanziari hanno probabilmente già in buona parte scontato lo scenario molto negativo e per questo ripetiamo come gli investimenti in questo contesto debbano essere pensati in termini di scenario ed i conseguenti possibili risultati misurati in un arco temporale più ampio del normale. Il quadro di breve, influenzato significativamente dall’elevata emotività del momento e dovendo rispettare le potenziali risposte di politiche monetarie, liquidità, politiche fiscali anche di carattere aggressivo, dovrà affrontare una elevata volatilità nel breve termine e potrà assistere a bruschi cambiamenti nell’andamento dei mercati, sia in negativo che positivo rendendo molto difficile il market timing ed essenziale una gestione lungimirante del rischio.
Ci attendono settimane ancora impegnative ma di potenziale riequilibrio in grado di permettere poi una valutazione più puntuale e meno erratica delle conseguenze sul ciclo economico e sul livello di fiducia degli investitori.