Il premio per il rischio sull’azionario resta quello maggiormente remunerativo così come la preferenza per gli asset sensibili al ciclo in un contesto prevalente positivo.
Dopo mesi in cui la narrativa dominante sui mercati finanziari è stata guidata dalla politica monetaria accomodante, prima, dalla forte crescita degli utili e dal sostegno fiscale, poi, ora lo Story Telling sta cambiando direzione. La forte e sorprendente reazione post-crisi, che ha portato alla fiammata iniziale della ripresa, è infatti ben lungi dal non avere le sue conseguenze. Domanda ed offerta che viaggiano a ritmi decisamente differenti e la mancata sincronia tra utili aziendali e livelli occupazionali si sono trasferiti prontamente in tensione sui prezzi: l’inflazione è dunque l’argomento principe nelle discussioni finanziarie. I dati infatti, sebbene giustificabili dalla congiuntura lockdown-riapertura, sono stati ben al di sopra delle aspettative, i tassi di interesse hanno prontamente reagito ed il tema Tapering della politica monetaria ha iniziato ad essere presente nei verbali della Fed. Questi flussi di notizie stanno creando, negli ultimi mesi, un certo nervosismo tra gli operatori sebbene abbiano prodotto, finora, effetti solo di breve termine. Anche nel mese di giugno abbiamo dunque visto qualche esitazione in più insinuarsi nel mercato ma senza conseguenze durature, lasciando spazio agli asset rischiosi di crescere ancora e chiudere il primo semestre dell’anno in territorio ampiamente positivo. L’azionario globale è salito del 2% portando il saldo del primo semestre oltre il +13%. Allineati nel rialzo Stati Uniti e tutti i paesi dell’Area Euro con un po’ di sottoperformance per Spagna, Inghilterra e Svizzera. Se da un lato programmi di vaccinazione hanno dato ulteriore trazione ai mercati occidentali, compresa l’Europa per la quale, con l’allentamento delle restrizioni, i progressi dell’economia stanno diventando più evidenti, nei mercati emergenti asiatici ed in Giappone, complice una gestione più difficile della pandemia, l’aumento delle incertezze ha frenato nettamente i progressi (MSCI Asia +1.08% nel semestre).La prima metà dell’anno è certamente stata caratterizzata da una forte selettività settoriale con una rotazione tematica significativa dalla quale sono riemerse le potenzialità dei temi Value con Energy (+29%) e Financial (+19%) nettamente sovraperformanti sebbene i Growth abbiano subito una penalizzazione solo in termini relativi confermando un clima sottostante comunque rialzista (Technology +12%). Con alta probabilità anche nei prossimi mesi ci si dovrà destreggiare tra le forti oscillazioni delle strategie basate sullo stile in un contesto in cui tuttavia i mercati dovrebbero trovare un maggior equilibrio passando da una crescita sorprendente ad un ritmo più controllabile. Nel frattempo, sul fronte obbligazionario i rendimenti si sono stabilizzati dopo il brusco rialzo di inizio anno consegnando comunque un saldo di semestre frustrante per gli investitori con perdite generalizzate sia sulla parte governativa, sviluppati ed emergenti, sia generalmente sulle componenti a spread dove solo i temi high yield risultano ancora marginalmente redditizi. Tutto ciò va a conferma di quanto sia difficile trovare ancora valore nel reddito fisso e di quanto le valutazioni di assenza di rischio su tale investimento siano da rivedere in una logica strategica. Incerti anche gli andamenti valutari con diversi capovolgimenti di fronte in questi mesi ed un contesto caratterizzato da un Dollaro in rafforzamento (+2.7%).
Per le materie prime, invece, l’aumento della domanda, man mano che l’economia si normalizza, ha guidato il rialzo sia sui metalli industriali che sull’energia con il petrolio a trainare il rialzo (+46%) per il quale tuttavia la volatilità resta elevata con i colli di bottiglia dell’offerta, che hanno agito da acceleratore ed ora sostengono la speculazione sul mercato. Controtendenza dell’Oro (-6%) che subisce sia il generale clima di de-risking sia il contestuale rialzo dei tassi.
Data la natura senza precedenti della crisi da Covid-19 resta difficile prevedere come si evolverà la situazione attuale e soprattutto stimare con puntualità la traiettoria che guiderà verso un nuovo equilibrio. Il percorso di riapertura dell’economia non è del tutto agevole. Nonostante una risposta politica senza precedenti, l’allentamento delle restrizioni sta seguendo un percorso più lento rispetto alla velocità nell’introdurre blocchi e l’impatto economico è tutt’altro che regolare. La forte crescita attesa dell’economia globale resta oggi ancora dipendente dal continuo sostegno monetario e fiscale e dalla graduale riapertura di tutti i campi di attività. Accompagnata dal successo dei programmi di vaccinazione nel mondo occidentale, la ripresa a forma di V sta lasciando spazio a un percorso meno ripido e forse più credibile di normalizzazione economica per alcuni prossimo già alla metà del ciclo atteso. Solo se la crescita globale dovesse sorprendere al rialzo aumenterebbero sensibilmente i rischi inflazionistici e di speculazione. Stando ai dati, l’aumento della volatilità nelle variazioni relative dei prezzi che sta attualmente facendo salire i tassi di inflazione misurati, dovrebbe rientrare una volta che l’attuale balzo della domanda si sarà attenuato e soprattutto si saranno allentate le limitazioni sul fronte dell’offerta. Dunque le aspettative di inflazione costantemente più elevata sembrano ad oggi improbabili e pare resti molta strada ancora da percorrere prima che vengano raggiunti livelli tali da portare all’inasprimento della politica monetaria, vero elemento in grado di colpire alla radice l’attuale fase di recupero e crescita. La Fed comincerà probabilmente a far intravedere un’introduzione di tapering nella parte finale dell’anno e la BCE potrebbe seguire le sue orme ma con tempi dilatati. Mentre il dibattito inflazionistico continua a dominare i mercati finanziari, a livello globale anche i rischi geopolitici sembrano pronti per tornare a rappresentare una variabile di cui dover tener conto. Le recenti dichiarazioni nel G7 mostrano infatti un fronte occidentale più coeso nel contrapporsi all’avanzata cinese aumentando dunque la possibilità di una ripresa delle tensioni anche a livello di relazioni commerciali. Per ora non si misurano rischi imminenti per il commercio globale e la ripresa post-pandemia, rimanendo concentrati nel breve termine, mentre sale l’attenzione di una futura risposta cinese più decisa a fronte del maggior ostruzionismo occidentale. Il premio per il rischio sull’azionario resta quello maggiormente remunerativo così come la preferenza per gli asset sensibili al ciclo in un contesto prevalente positivo. L’Europa ha migliorato la propria attrattività grazie anche alla sicurezza di un maggior coordinamento politico e si conferma competitiva come opportunità di investimento offrendo potenziali di crescita ora più favorevoli in un quadro di ripresa economica in fase iniziale.
Commento Luglio 2021
Lug 12LO “STORY TELLING” DEI MERCATI
Dopo mesi in cui la narrativa dominante sui mercati finanziari è stata guidata dalla politica monetaria accomodante, prima, dalla forte crescita degli utili e dal sostegno fiscale, poi, ora lo Story Telling sta cambiando direzione. La forte e sorprendente reazione post-crisi, che ha portato alla fiammata iniziale della ripresa, è infatti ben lungi dal non avere le sue conseguenze. Domanda ed offerta che viaggiano a ritmi decisamente differenti e la mancata sincronia tra utili aziendali e livelli occupazionali si sono trasferiti prontamente in tensione sui prezzi: l’inflazione è dunque l’argomento principe nelle discussioni finanziarie. I dati infatti, sebbene giustificabili dalla congiuntura lockdown-riapertura, sono stati ben al di sopra delle aspettative, i tassi di interesse hanno prontamente reagito ed il tema Tapering della politica monetaria ha iniziato ad essere presente nei verbali della Fed. Questi flussi di notizie stanno creando, negli ultimi mesi, un certo nervosismo tra gli operatori sebbene abbiano prodotto, finora, effetti solo di breve termine. Anche nel mese di giugno abbiamo dunque visto qualche esitazione in più insinuarsi nel mercato ma senza conseguenze durature, lasciando spazio agli asset rischiosi di crescere ancora e chiudere il primo semestre dell’anno in territorio ampiamente positivo. L’azionario globale è salito del 2% portando il saldo del primo semestre oltre il +13%. Allineati nel rialzo Stati Uniti e tutti i paesi dell’Area Euro con un po’ di sottoperformance per Spagna, Inghilterra e Svizzera. Se da un lato programmi di vaccinazione hanno dato ulteriore trazione ai mercati occidentali, compresa l’Europa per la quale, con l’allentamento delle restrizioni, i progressi dell’economia stanno diventando più evidenti, nei mercati emergenti asiatici ed in Giappone, complice una gestione più difficile della pandemia, l’aumento delle incertezze ha frenato nettamente i progressi (MSCI Asia +1.08% nel semestre).La prima metà dell’anno è certamente stata caratterizzata da una forte selettività settoriale con una rotazione tematica significativa dalla quale sono riemerse le potenzialità dei temi Value con Energy (+29%) e Financial (+19%) nettamente sovraperformanti sebbene i Growth abbiano subito una penalizzazione solo in termini relativi confermando un clima sottostante comunque rialzista (Technology +12%). Con alta probabilità anche nei prossimi mesi ci si dovrà destreggiare tra le forti oscillazioni delle strategie basate sullo stile in un contesto in cui tuttavia i mercati dovrebbero trovare un maggior equilibrio passando da una crescita sorprendente ad un ritmo più controllabile. Nel frattempo, sul fronte obbligazionario i rendimenti si sono stabilizzati dopo il brusco rialzo di inizio anno consegnando comunque un saldo di semestre frustrante per gli investitori con perdite generalizzate sia sulla parte governativa, sviluppati ed emergenti, sia generalmente sulle componenti a spread dove solo i temi high yield risultano ancora marginalmente redditizi. Tutto ciò va a conferma di quanto sia difficile trovare ancora valore nel reddito fisso e di quanto le valutazioni di assenza di rischio su tale investimento siano da rivedere in una logica strategica. Incerti anche gli andamenti valutari con diversi capovolgimenti di fronte in questi mesi ed un contesto caratterizzato da un Dollaro in rafforzamento (+2.7%).
Per le materie prime, invece, l’aumento della domanda, man mano che l’economia si normalizza, ha guidato il rialzo sia sui metalli industriali che sull’energia con il petrolio a trainare il rialzo (+46%) per il quale tuttavia la volatilità resta elevata con i colli di bottiglia dell’offerta, che hanno agito da acceleratore ed ora sostengono la speculazione sul mercato. Controtendenza dell’Oro (-6%) che subisce sia il generale clima di de-risking sia il contestuale rialzo dei tassi.
Data la natura senza precedenti della crisi da Covid-19 resta difficile prevedere come si evolverà la situazione attuale e soprattutto stimare con puntualità la traiettoria che guiderà verso un nuovo equilibrio. Il percorso di riapertura dell’economia non è del tutto agevole. Nonostante una risposta politica senza precedenti, l’allentamento delle restrizioni sta seguendo un percorso più lento rispetto alla velocità nell’introdurre blocchi e l’impatto economico è tutt’altro che regolare. La forte crescita attesa dell’economia globale resta oggi ancora dipendente dal continuo sostegno monetario e fiscale e dalla graduale riapertura di tutti i campi di attività. Accompagnata dal successo dei programmi di vaccinazione nel mondo occidentale, la ripresa a forma di V sta lasciando spazio a un percorso meno ripido e forse più credibile di normalizzazione economica per alcuni prossimo già alla metà del ciclo atteso. Solo se la crescita globale dovesse sorprendere al rialzo aumenterebbero sensibilmente i rischi inflazionistici e di speculazione. Stando ai dati, l’aumento della volatilità nelle variazioni relative dei prezzi che sta attualmente facendo salire i tassi di inflazione misurati, dovrebbe rientrare una volta che l’attuale balzo della domanda si sarà attenuato e soprattutto si saranno allentate le limitazioni sul fronte dell’offerta. Dunque le aspettative di inflazione costantemente più elevata sembrano ad oggi improbabili e pare resti molta strada ancora da percorrere prima che vengano raggiunti livelli tali da portare all’inasprimento della politica monetaria, vero elemento in grado di colpire alla radice l’attuale fase di recupero e crescita. La Fed comincerà probabilmente a far intravedere un’introduzione di tapering nella parte finale dell’anno e la BCE potrebbe seguire le sue orme ma con tempi dilatati. Mentre il dibattito inflazionistico continua a dominare i mercati finanziari, a livello globale anche i rischi geopolitici sembrano pronti per tornare a rappresentare una variabile di cui dover tener conto. Le recenti dichiarazioni nel G7 mostrano infatti un fronte occidentale più coeso nel contrapporsi all’avanzata cinese aumentando dunque la possibilità di una ripresa delle tensioni anche a livello di relazioni commerciali. Per ora non si misurano rischi imminenti per il commercio globale e la ripresa post-pandemia, rimanendo concentrati nel breve termine, mentre sale l’attenzione di una futura risposta cinese più decisa a fronte del maggior ostruzionismo occidentale. Il premio per il rischio sull’azionario resta quello maggiormente remunerativo così come la preferenza per gli asset sensibili al ciclo in un contesto prevalente positivo. L’Europa ha migliorato la propria attrattività grazie anche alla sicurezza di un maggior coordinamento politico e si conferma competitiva come opportunità di investimento offrendo potenziali di crescita ora più favorevoli in un quadro di ripresa economica in fase iniziale.