Le prospettive restano favorevoli sui mercati azionari sebbene con una selettività non semplice da gestire ma che dovrebbe rientrare in canoni più abituali soprattutto se la corsa al rialzo dei tassi, come probabile, si assesterà.
Sono diversi i fattori che hanno sostenuto ed aiutato i mercati azionari a raggiungere nuovi massimi nelle scorse settimane. Dai numeri in miglioramento sul virus ai primi risultati del piano vaccinale fino ai dati macroeconomici incoraggianti, in particolare negli Stati Uniti, uniti alle conferme circa la stabilità nella crescita del commercio a livello globale. La stagione degli utili societari è iniziata molto bene, con la gran parte delle aziende che ha superato ampiamente le stime, con le azioni che stanno cavalcando le prospettive di crescita e sfruttando il sentiment positivo degli investitori. I mercati azionari hanno affrontato le turbolenze di fine gennaio come un temporaneo ostacolo e non come un incidente in grado di innescare lo scoppio di un rischio sistemico e nelle scorse settimane hanno recuperato il terreno perso, consegnando a febbraio risultati di performance ancora decisamente positivi seppur caratterizzati da molto nervosismo proprio in chiusura di mese. Tra i paesi sviluppati tutta l’area Euro cresce (4.45% Eurostoxx50) con Italia, Francia e Spagna oltre il +5%. Molto bene anche il Giappone (+3.08%) con gli Stati Uniti a seguire (2.61% S&P500) rallentati da qualche incertezza in più sui temi tecnologici (Nasdaq +0.93%). Saldo positivo anche sui mercati emergenti ma sempre con una selettività significativa che premia maggiormente l’area asiatica (India, Indonesia) e il Sud Africa, mentre il Brasile spicca per la momentanea debolezza (-4.37%).
Uno degli elementi più caratterizzanti è certamente il fatto di aver riproposto, nelle ultime settimane, una selettività fuori dagli schemi ordinari; come già successo a novembre dello scorso anno tutti i flussi in acquisto si sono concentrati solo su due tematiche, Energetici e Finanziari creando un divario fuori norma tra vincenti e perdenti con, in generale, le tematiche value che si stanno prendendo una rivincita sui growth. Spinti da sottovalutazioni sistemiche e da un ritardo di allineamento con gli altri settori nel recupero post pandemia, i titoli legati al comparto Energy sono stati certamente favoriti da un ulteriore apprezzamento nelle quotazioni del Petrolio (oltre +20% Ytd) mentre l’aumento dei rendimenti obbligazionari, soprattutto sul lato statunitense, ha spinto i finanziari al rialzo favoriti anche dal miglioramento dei dati macro e dalla forte crescita degli utili societari prevista per quest’anno e per il prossimo. L’aumento dei tassi di interesse sta invece colpendo duramente i settori a crescita elevata ed i temi più difensivi, tuttavia l’intensità di questo divario difficilmente sarà sostenibile nel breve soprattutto se, come probabile, il percorso rialzista dei tassi si assesterà nelle settimane entranti.
Come detto i rendimenti obbligazionari si sono spostati costantemente al rialzo nelle ultime settimane (+40bps sui 10Y Usa) con una tendenza che riflette un ottimismo sulla crescita ma che è stata alimentata in modo importante soprattutto dalle crescenti aspettative di inflazione, forse con una sovrastima rispetto alla realtà che andremo ad affrontare. È possibile che i rendimenti a lungo termine possano aumentare ancora nei prossimi trimestri ma non si quotano alte probabilità di un tapering della politica monetaria nel breve termine anche perché la prosecuzione al rialzo dei tassi, soprattutto di quelli reali, che ad oggi non si sono mossi molto, potrebbe andare a minare la ripresa economica che in alcune parti del mondo resta fragile.
Un forte sostegno ad una visione prospettica positiva arriva anche dalle materie prime che hanno iniziato l’anno in forte crescita. L’energia è stato il settore chiave che ha sovraperformato, guidato dagli aumenti dei prezzi del petrolio greggio e del gas naturale. C’è molto da recuperare dopo la crisi e la scommessa è che la domanda vada a rafforzarsi in concomitanza con la normalizzazione dell’economia principalmente dalla seconda metà del 2021, ed i prezzi lo stanno già scontando ora. Sui metalli preziosi invece sembra pesare l’aumento dei rendimenti reali statunitensi con l’oro stabilmente sotto quota 1800.
Gli asset rischiosi continuano la loro performance costante con gli investitori che restano fiduciosi sulla normalizzazione delle attività economiche post corona-virus. Nonostante il timore di nuove mutazioni virali, il calo delle infezioni e l’allentamento delle restrizioni in varie parti degli Stati Uniti si unisce alla buona situazione epidemica in Cina e, sebbene in Europa il processo di vaccinazione stia chiaramente proseguendo a rilento, la quota della popolazione mondiale che è stata vaccinata cresce ed è probabile che aumenti più che proporzionalmente nei prossimi mesi. Questo scenario è quello che fa rimanere i mercati ottimisti circa gli sviluppi di crescita anche nei trimestri a venire soprattutto in virtù dell’assicurazione dei policymaker di continuare a sostenere l’economia con politiche monetarie e fiscali favorevoli durante questa fase di transizione sebbene le attenzioni e gli obiettivi delle diverse Banche Centrali inizino ad essere diversi fra loro. Il quadro economico di riferimento in netto miglioramento, infatti, sta portando la Fed a fare considerazioni su uno scenario atteso inflattivo mentre in Europa siamo ancora alle prese con la gestione dei sistemi di compensazione e di sgravi fiscali per le società e le famiglie e ci approcciamo solo ora a gestire i preparativi per i primi esborsi del Recovery Fund dell’UE. Sembra essersi invece risolta l’incertezza politica all’interno dell’Unione. L’insediamento del nuovo governo italiano guidato da Mario Draghi sta ricevendo molta attenzione e molto consenso. Le aspettative sul paese sono aumentate e lo si misura chiaramente nel forte restringimento del differenziale di rendimento italiano verso tutti gli altri paesi con la percezione di un minor rischio di sostenibilità del debito in Italia e soprattutto con una rassicurazione di maggiore stabilità dell’intero progetto dell’Eurozona in un momento in cui si iniziano a misurare anche gli effetti del fenomeno Brexit. In tal senso è la debolezza della Sterlina ad emergere in questa fase sia nei confronti del Dollaro che dell’Euro mentre sul lato azionario e obbligazionario non emergono particolari divergenze di tendenza verso gli altri mercati sviluppati.
Le prospettive restano favorevoli sui mercati azionari sebbene con una selettività non semplice da gestire ma che dovrebbe rientrare in canoni più abituali soprattutto se la corsa al rialzo dei tassi, come probabile, si assesterà. Sul fronte valutario, pur in contesto di oscillazioni ad oggi contenute, il biglietto verde è probabilmente destinato a mantenere una debolezza strutturale con ricadute favorevoli in generale sugli attivi emergenti con un riallineamento atteso anche dell’area Latin America. Rimane neutro il giudizio sulle materie prime che, pur incorporando prospettive positive a medio termine sulla scia della prevista normalizzazione del ciclo economico, iniziano, come nel caso del petrolio, ad aver corso molto e sono ormai prossime ad aree di assestamento.
Commento Marzo 2021
Mar 9UNA SELETTIVITÀ STRAORDINARIA
Sono diversi i fattori che hanno sostenuto ed aiutato i mercati azionari a raggiungere nuovi massimi nelle scorse settimane. Dai numeri in miglioramento sul virus ai primi risultati del piano vaccinale fino ai dati macroeconomici incoraggianti, in particolare negli Stati Uniti, uniti alle conferme circa la stabilità nella crescita del commercio a livello globale. La stagione degli utili societari è iniziata molto bene, con la gran parte delle aziende che ha superato ampiamente le stime, con le azioni che stanno cavalcando le prospettive di crescita e sfruttando il sentiment positivo degli investitori. I mercati azionari hanno affrontato le turbolenze di fine gennaio come un temporaneo ostacolo e non come un incidente in grado di innescare lo scoppio di un rischio sistemico e nelle scorse settimane hanno recuperato il terreno perso, consegnando a febbraio risultati di performance ancora decisamente positivi seppur caratterizzati da molto nervosismo proprio in chiusura di mese. Tra i paesi sviluppati tutta l’area Euro cresce (4.45% Eurostoxx50) con Italia, Francia e Spagna oltre il +5%. Molto bene anche il Giappone (+3.08%) con gli Stati Uniti a seguire (2.61% S&P500) rallentati da qualche incertezza in più sui temi tecnologici (Nasdaq +0.93%). Saldo positivo anche sui mercati emergenti ma sempre con una selettività significativa che premia maggiormente l’area asiatica (India, Indonesia) e il Sud Africa, mentre il Brasile spicca per la momentanea debolezza (-4.37%).
Uno degli elementi più caratterizzanti è certamente il fatto di aver riproposto, nelle ultime settimane, una selettività fuori dagli schemi ordinari; come già successo a novembre dello scorso anno tutti i flussi in acquisto si sono concentrati solo su due tematiche, Energetici e Finanziari creando un divario fuori norma tra vincenti e perdenti con, in generale, le tematiche value che si stanno prendendo una rivincita sui growth. Spinti da sottovalutazioni sistemiche e da un ritardo di allineamento con gli altri settori nel recupero post pandemia, i titoli legati al comparto Energy sono stati certamente favoriti da un ulteriore apprezzamento nelle quotazioni del Petrolio (oltre +20% Ytd) mentre l’aumento dei rendimenti obbligazionari, soprattutto sul lato statunitense, ha spinto i finanziari al rialzo favoriti anche dal miglioramento dei dati macro e dalla forte crescita degli utili societari prevista per quest’anno e per il prossimo. L’aumento dei tassi di interesse sta invece colpendo duramente i settori a crescita elevata ed i temi più difensivi, tuttavia l’intensità di questo divario difficilmente sarà sostenibile nel breve soprattutto se, come probabile, il percorso rialzista dei tassi si assesterà nelle settimane entranti.
Come detto i rendimenti obbligazionari si sono spostati costantemente al rialzo nelle ultime settimane (+40bps sui 10Y Usa) con una tendenza che riflette un ottimismo sulla crescita ma che è stata alimentata in modo importante soprattutto dalle crescenti aspettative di inflazione, forse con una sovrastima rispetto alla realtà che andremo ad affrontare. È possibile che i rendimenti a lungo termine possano aumentare ancora nei prossimi trimestri ma non si quotano alte probabilità di un tapering della politica monetaria nel breve termine anche perché la prosecuzione al rialzo dei tassi, soprattutto di quelli reali, che ad oggi non si sono mossi molto, potrebbe andare a minare la ripresa economica che in alcune parti del mondo resta fragile.
Un forte sostegno ad una visione prospettica positiva arriva anche dalle materie prime che hanno iniziato l’anno in forte crescita. L’energia è stato il settore chiave che ha sovraperformato, guidato dagli aumenti dei prezzi del petrolio greggio e del gas naturale. C’è molto da recuperare dopo la crisi e la scommessa è che la domanda vada a rafforzarsi in concomitanza con la normalizzazione dell’economia principalmente dalla seconda metà del 2021, ed i prezzi lo stanno già scontando ora. Sui metalli preziosi invece sembra pesare l’aumento dei rendimenti reali statunitensi con l’oro stabilmente sotto quota 1800.
Gli asset rischiosi continuano la loro performance costante con gli investitori che restano fiduciosi sulla normalizzazione delle attività economiche post corona-virus. Nonostante il timore di nuove mutazioni virali, il calo delle infezioni e l’allentamento delle restrizioni in varie parti degli Stati Uniti si unisce alla buona situazione epidemica in Cina e, sebbene in Europa il processo di vaccinazione stia chiaramente proseguendo a rilento, la quota della popolazione mondiale che è stata vaccinata cresce ed è probabile che aumenti più che proporzionalmente nei prossimi mesi. Questo scenario è quello che fa rimanere i mercati ottimisti circa gli sviluppi di crescita anche nei trimestri a venire soprattutto in virtù dell’assicurazione dei policymaker di continuare a sostenere l’economia con politiche monetarie e fiscali favorevoli durante questa fase di transizione sebbene le attenzioni e gli obiettivi delle diverse Banche Centrali inizino ad essere diversi fra loro. Il quadro economico di riferimento in netto miglioramento, infatti, sta portando la Fed a fare considerazioni su uno scenario atteso inflattivo mentre in Europa siamo ancora alle prese con la gestione dei sistemi di compensazione e di sgravi fiscali per le società e le famiglie e ci approcciamo solo ora a gestire i preparativi per i primi esborsi del Recovery Fund dell’UE. Sembra essersi invece risolta l’incertezza politica all’interno dell’Unione. L’insediamento del nuovo governo italiano guidato da Mario Draghi sta ricevendo molta attenzione e molto consenso. Le aspettative sul paese sono aumentate e lo si misura chiaramente nel forte restringimento del differenziale di rendimento italiano verso tutti gli altri paesi con la percezione di un minor rischio di sostenibilità del debito in Italia e soprattutto con una rassicurazione di maggiore stabilità dell’intero progetto dell’Eurozona in un momento in cui si iniziano a misurare anche gli effetti del fenomeno Brexit. In tal senso è la debolezza della Sterlina ad emergere in questa fase sia nei confronti del Dollaro che dell’Euro mentre sul lato azionario e obbligazionario non emergono particolari divergenze di tendenza verso gli altri mercati sviluppati.
Le prospettive restano favorevoli sui mercati azionari sebbene con una selettività non semplice da gestire ma che dovrebbe rientrare in canoni più abituali soprattutto se la corsa al rialzo dei tassi, come probabile, si assesterà. Sul fronte valutario, pur in contesto di oscillazioni ad oggi contenute, il biglietto verde è probabilmente destinato a mantenere una debolezza strutturale con ricadute favorevoli in generale sugli attivi emergenti con un riallineamento atteso anche dell’area Latin America. Rimane neutro il giudizio sulle materie prime che, pur incorporando prospettive positive a medio termine sulla scia della prevista normalizzazione del ciclo economico, iniziano, come nel caso del petrolio, ad aver corso molto e sono ormai prossime ad aree di assestamento.