I mercati dovranno affrontare ancora qualche incertezza nel breve ma misuriamo che ciò non impedisca di mantenere una visione costruttiva sull’azionario
Settembre si è confermato quest’anno un mese denso di incertezza per i mercati finanziari. Le attività rischiose sono state sottoposte a un po’ di prese di beneficio alimentate dai dubbi su una ripresa economica, si rapida, ma anche fragile. Dopo le momentanee esitazioni ed il brusco salto di volatilità, sulla scia di banche centrali che hanno agito per calmare i nervi degli investitori mettendo cautela sul tema tapering, le azioni globali hanno provato a riprendere il loro cammino rialzista recuperando solo parte delle perdite registrate e riproponendosi a fine mese con un saldo decisamente negativo. Gli Stati Uniti si presentano come i mercati più colpiti (-4.7%) registrando il loro peggior mese da marzo 2020, mentre gli indici all’interno dell’Europa mostrano performance molto diversificate, la Svizzera cede oltre il -6% mentre Italia ed Olanda, seppur in calo, mantengono una intonazione positiva come saldo del trimestre. Molto resiliente il Giappone (+3.5% nel mese) mentre i paesi emergenti continuano a faticare. L’indice generale perde oltre il -8% nel trimestre appesantito soprattutto dalle fragilità di alcune borse asiatiche tra le quali quella cinese alle prese con il rischio contagio da crisi del debito del colosso immobiliare Evergrande e con un allentamento della politica fiscale che, a quanto pare, non sta ancora fornendo gli impulsi desiderati alla crescita. All’interno dell’ampio mondo azionario, i titoli ciclici ed i finanziari si sono difesi, in termini relativi, in un contesto negativo, ma a muoversi maggiormente, in modo diametralmente opposto, sono stati certamente i temi legati alle materie prime (-8% nel trimestre) e all’energia (+9%) trainati dal forte recupero di valore del petrolio che sulla scia inflattiva da ripartenza dell’economia torna a sfiorare gli 80 Dollari. Sul lato Bond, il trimestre ha offerto andamenti altalenanti con risultati finali poco edificanti appesantiti dalla negatività delle ultime settimane che ha coinvolto sia i temi governativi che le componenti a spread. Come nelle attese, dopo le drastiche discese negli ultimi mesi, il rendimento dei titoli del Tesoro USA, in particolare a 10 anni, ha ripreso la sua ascesa sull’onda del rischio che il governo americano non trovasse l’accordo per alzare il limite del debito e far fronte ai pagamenti dovuti. Ma oltre alle tensioni di breve in prospettiva pesa il fatto che la pressione inflazionistica generata pare si dimostrerà un più persistente di quanto presunto e, con una ripresa economica che ci si augura continuerà, sarà inevitabile trovarsi con rendimenti strutturalmente più alti.
Nonostante le rassicurazioni delle banche centrali, gli investitori sembra stiano anticipando la potenziale riduzione dello stimolo monetario, consolidando i guadagni accumulati negli ultimi trimestri e muovendosi tra i timori di rallentamento della crescita economica, inflazione elevata e potenziale crisi energetica globale. Ma al di là delle analisi emotive la valutazione si incentra su quale dei potenziali problemi si limiti a generare volatilità di breve termine e quale invece risulti in grado creare cambiamenti strutturali così potenzialmente impattanti sulla dinamica rialzista dei mercati. Le temporanee battute d’arresto mostrate dall’azionario in ripetuti casi negli scorsi mesi contrastano l’imprinting positivo dato dai numeri della crescita globale rendendo più difficile l’interpretazione degli sviluppi attesi per gli operatori. Per certi versi il quadro economico era più chiaro, per molti, all’inizio di quest’anno, momento in cui, senza alternative di fatto, era tutto affidato al supporto delle autorità centrali.
Ora, dopo i significativi e quasi insperati progressi, un po’ di dubbi sono arrivati ad oscurare il contesto di riferimento: l’inflazione ha sorpreso al rialzo e si fatica a misurare l’effettiva tempistica del temuto tapering, oltre alle conseguenze dello stesso; le continue strozzature nella catena degli approvvigionamenti minano la crescita globale e resta l’incertezza sul percorso di sviluppo dopo l’esaurimento degli aiuti dell’era pandemica. Inoltre i mercati finanziari sembrano essere addirittura un giro più avanti rispetto all’economia, le borse registrano infatti progressi significativi da inizio anno con una crescita inarrestata dai minimi del “Corona virus” di marzo 2020. Se dunque possiamo misurare come i rimbalzi post-pandemia siano presumibilmente già alle nostre spalle, la maggior parte delle economie deve invece ancora raccogliere tutti i vantaggi della revoca delle restrizioni. La politica pubblica di fondo rimane il supporto principale a cui si sta aggiungendo l’investimento delle aziende private, spinte dagli utili e da fondamentali societari solidi che vedono nella domanda repressa e nei risparmi in eccesso un elemento ancora molto positivo per la crescita globale.
I mercati dovranno dunque ancora affrontare qualche incertezza nel breve ma misuriamo che ciò non impedisca di mantenere una visione costruttiva sul mercato azionario che rimane complessivamente forte dei risultati aziendali e sostenuto dalle autorità monetarie e politiche. Sarà importante, nei prossimi mesi, valutare la prevista normalizzazione delle scelte monetarie, negli USA in particolare. Interventi immediati risultano improbabili e la Fed per ora si mostra attendista nonostante l’obiettivo di inflazione sembri essere stato raggiunto. Quando anche il mercato del lavoro arriverà sui target stabiliti in termini di occupazioni si creeranno le condizioni per interventi strutturali sui tassi. E se gli Stati Uniti possono attendere, le banche centrali di Giappone, dell’Area Euro e della Svizzera hanno ancora meno fretta.
A livello di allocazione per il mese di ottobre proponiamo un orientamento di risk-on nei portafogli con una sovraponderazione in azioni e tematiche corporate e high yield, mentre sul lato obbligazionario governativo permangono buoni motivi per rimanere sottopesati con il reddito fisso sovrano che ormai svolge solo un ruolo di diversificazione nell’asset allocation come elemento efficace in termini di parziale copertura del rischio ribasso nelle posizioni azionarie.
La nostra view per l’azionario rimane positiva. La ripresa economica dovrebbe continuare con il sostegno di un quadro globale supportato da stimoli fiscali, condizioni finanziarie ancora accomodanti ed un buono stato di avanzamento dei piani vaccinali anti-COVID. Il miglioramento del ciclo economico, la forte domanda e le aspettative positive sugli utili vanno ancora a sostenere i guadagni azionari e, nonostante quotazioni al rialzo, le valutazioni risultano ancora competitive. Nel breve termine non escludiamo una maggiore instabilità, come già visto nel mese di settembre, ma ad oggi eventuali incertezze possono rappresentare una interessante opportunità di posizionamento.
Unbiased Monthly Report Ottobre 2021
Ott 11INCERTEZZA DI BREVE TERMINE
Settembre si è confermato quest’anno un mese denso di incertezza per i mercati finanziari. Le attività rischiose sono state sottoposte a un po’ di prese di beneficio alimentate dai dubbi su una ripresa economica, si rapida, ma anche fragile. Dopo le momentanee esitazioni ed il brusco salto di volatilità, sulla scia di banche centrali che hanno agito per calmare i nervi degli investitori mettendo cautela sul tema tapering, le azioni globali hanno provato a riprendere il loro cammino rialzista recuperando solo parte delle perdite registrate e riproponendosi a fine mese con un saldo decisamente negativo. Gli Stati Uniti si presentano come i mercati più colpiti (-4.7%) registrando il loro peggior mese da marzo 2020, mentre gli indici all’interno dell’Europa mostrano performance molto diversificate, la Svizzera cede oltre il -6% mentre Italia ed Olanda, seppur in calo, mantengono una intonazione positiva come saldo del trimestre. Molto resiliente il Giappone (+3.5% nel mese) mentre i paesi emergenti continuano a faticare. L’indice generale perde oltre il -8% nel trimestre appesantito soprattutto dalle fragilità di alcune borse asiatiche tra le quali quella cinese alle prese con il rischio contagio da crisi del debito del colosso immobiliare Evergrande e con un allentamento della politica fiscale che, a quanto pare, non sta ancora fornendo gli impulsi desiderati alla crescita. All’interno dell’ampio mondo azionario, i titoli ciclici ed i finanziari si sono difesi, in termini relativi, in un contesto negativo, ma a muoversi maggiormente, in modo diametralmente opposto, sono stati certamente i temi legati alle materie prime (-8% nel trimestre) e all’energia (+9%) trainati dal forte recupero di valore del petrolio che sulla scia inflattiva da ripartenza dell’economia torna a sfiorare gli 80 Dollari. Sul lato Bond, il trimestre ha offerto andamenti altalenanti con risultati finali poco edificanti appesantiti dalla negatività delle ultime settimane che ha coinvolto sia i temi governativi che le componenti a spread. Come nelle attese, dopo le drastiche discese negli ultimi mesi, il rendimento dei titoli del Tesoro USA, in particolare a 10 anni, ha ripreso la sua ascesa sull’onda del rischio che il governo americano non trovasse l’accordo per alzare il limite del debito e far fronte ai pagamenti dovuti. Ma oltre alle tensioni di breve in prospettiva pesa il fatto che la pressione inflazionistica generata pare si dimostrerà un più persistente di quanto presunto e, con una ripresa economica che ci si augura continuerà, sarà inevitabile trovarsi con rendimenti strutturalmente più alti.
Nonostante le rassicurazioni delle banche centrali, gli investitori sembra stiano anticipando la potenziale riduzione dello stimolo monetario, consolidando i guadagni accumulati negli ultimi trimestri e muovendosi tra i timori di rallentamento della crescita economica, inflazione elevata e potenziale crisi energetica globale. Ma al di là delle analisi emotive la valutazione si incentra su quale dei potenziali problemi si limiti a generare volatilità di breve termine e quale invece risulti in grado creare cambiamenti strutturali così potenzialmente impattanti sulla dinamica rialzista dei mercati. Le temporanee battute d’arresto mostrate dall’azionario in ripetuti casi negli scorsi mesi contrastano l’imprinting positivo dato dai numeri della crescita globale rendendo più difficile l’interpretazione degli sviluppi attesi per gli operatori. Per certi versi il quadro economico era più chiaro, per molti, all’inizio di quest’anno, momento in cui, senza alternative di fatto, era tutto affidato al supporto delle autorità centrali.
Ora, dopo i significativi e quasi insperati progressi, un po’ di dubbi sono arrivati ad oscurare il contesto di riferimento: l’inflazione ha sorpreso al rialzo e si fatica a misurare l’effettiva tempistica del temuto tapering, oltre alle conseguenze dello stesso; le continue strozzature nella catena degli approvvigionamenti minano la crescita globale e resta l’incertezza sul percorso di sviluppo dopo l’esaurimento degli aiuti dell’era pandemica. Inoltre i mercati finanziari sembrano essere addirittura un giro più avanti rispetto all’economia, le borse registrano infatti progressi significativi da inizio anno con una crescita inarrestata dai minimi del “Corona virus” di marzo 2020. Se dunque possiamo misurare come i rimbalzi post-pandemia siano presumibilmente già alle nostre spalle, la maggior parte delle economie deve invece ancora raccogliere tutti i vantaggi della revoca delle restrizioni. La politica pubblica di fondo rimane il supporto principale a cui si sta aggiungendo l’investimento delle aziende private, spinte dagli utili e da fondamentali societari solidi che vedono nella domanda repressa e nei risparmi in eccesso un elemento ancora molto positivo per la crescita globale.
I mercati dovranno dunque ancora affrontare qualche incertezza nel breve ma misuriamo che ciò non impedisca di mantenere una visione costruttiva sul mercato azionario che rimane complessivamente forte dei risultati aziendali e sostenuto dalle autorità monetarie e politiche. Sarà importante, nei prossimi mesi, valutare la prevista normalizzazione delle scelte monetarie, negli USA in particolare. Interventi immediati risultano improbabili e la Fed per ora si mostra attendista nonostante l’obiettivo di inflazione sembri essere stato raggiunto. Quando anche il mercato del lavoro arriverà sui target stabiliti in termini di occupazioni si creeranno le condizioni per interventi strutturali sui tassi. E se gli Stati Uniti possono attendere, le banche centrali di Giappone, dell’Area Euro e della Svizzera hanno ancora meno fretta.
A livello di allocazione per il mese di ottobre proponiamo un orientamento di risk-on nei portafogli con una sovraponderazione in azioni e tematiche corporate e high yield, mentre sul lato obbligazionario governativo permangono buoni motivi per rimanere sottopesati con il reddito fisso sovrano che ormai svolge solo un ruolo di diversificazione nell’asset allocation come elemento efficace in termini di parziale copertura del rischio ribasso nelle posizioni azionarie.
La nostra view per l’azionario rimane positiva. La ripresa economica dovrebbe continuare con il sostegno di un quadro globale supportato da stimoli fiscali, condizioni finanziarie ancora accomodanti ed un buono stato di avanzamento dei piani vaccinali anti-COVID. Il miglioramento del ciclo economico, la forte domanda e le aspettative positive sugli utili vanno ancora a sostenere i guadagni azionari e, nonostante quotazioni al rialzo, le valutazioni risultano ancora competitive. Nel breve termine non escludiamo una maggiore instabilità, come già visto nel mese di settembre, ma ad oggi eventuali incertezze possono rappresentare una interessante opportunità di posizionamento.